L'ALIMENTAZIONE DELLE VACCHE DA LATTE PER IL PARMIGIANO REGGIANO

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L'ALIMENTAZIONE DELLE VACCHE DA LATTE PER IL PARMIGIANO REGGIANO

L'ALIMENTAZIONE DELLE VACCHE DA LATTE PER IL PARMIGIANO REGGIANO

22 Gen

Alimentazione delle vacche per la filiera del Parmigiano Reggiano

Da oltre vent’anni la nostra azienda è specializzata nella produzione di mangimi per vacche da latte, che rientrano nella filiera produttiva del formaggio Parmigiano Reggiano, una delle eccellenze gastronomiche di Parma e provincia conosciuta in tutto il mondo.
In questo articolo vogliamo presentare il regime alimentare previsto dal consorzio del Parmigiano Reggiano, che nel corso degli anni ha tutelato la filiera impostando un regolamento per l’alimentazione delle vacche produttrici di latte, cioè gli animali in lattazione,  a tutela della qualità del prodotto, che comprende gli animali “in asciutta” e le manze dal sesto mese di gravidanza.

Nella razione giornaliera delle mucche, almeno il 50% della sostanza secca dei foraggi deve essere rappresentata da prodotti locali, che devono essere in parte provenienti dalla stessa azienda agricola.
La razione di base, costituita dai foraggi, deve essere integrata con mangimi in grado di bilanciare l'apporto dei vari nutrienti della dieta. La sostanza secca dei mangimi non deve superare quella dei foraggi (rapporto foraggi/mangimi non inferiore a 1), di cui il 75% deve provenire dal Comprensorio del Parmigiano Reggiano. Non possono essere somministrati alle vacche da latte alimenti che alterano il sapore e le caratteristiche tecnologiche, alimenti contaminati o in cattivo stato di conservazione.

I foraggi ammessi per l’alimentazione delle vacche da latte sono:

  • i foraggi freschi ottenuti da prati naturali, da prati stabili polifiti e da prati di erba medica e di erba di trifoglio;
  • gli erbai di loietto, di segale, di avena, di orzo, di frumento, di granturchino, di sorgo da ricaccio, di panico, di erba mazzolina (Dactilis), di festuca, di fleolo (Phleum), di sulla, di lupinella, somministrati singolarmente o associati tra loro;
  • gli erbai di pisello, veccia e favino ma associati con almeno una delle essenze foraggere di cui al punto precedente;
  • i fieni ottenuti a mezzo dell'essiccamento in campo o mediante ventilazione forzata (aeroessiccazione) delle essenze foraggere predette;
  • il foraggio trinciato ottenuto dalla pianta intera del mais a maturazione latteo-cerosa o cerosa, somministrato immediatamente dopo la raccolta, nella dose massima di 15 kg/capo/giorno;
  • le paglie di cereali, con esclusione di quella di riso.

Possono essere utilizzati anche i foraggi disidratati ottenuti con temperatura superiore a 100°C, nella dose massima di 2 kg/capo/giorno, ma non si possono sovrapporre alla quota di foraggi disidratati eventualmente fornita con i mangimi.

 Nell’alimentazione delle vacche da latte è vietato l’impiego di:

  • insilati di ogni tipo, compresi i pastoni. Inoltre, per evitare che, attraverso la catena alimentare, gli insilati possano contaminare l'ambiente di stalla, è vietata anche la semplice detenzione in azienda di insilati di erba e di alcuni sottoprodotti quali le polpe di bietola, l'erba di pisello da seme, le trebbie di birra, le buccette di pomodoro, conservati in balloni fasciati, trincee, platee o con altre tecniche.
  • Foraggi riscaldati per fermentazione; foraggi trattati con additivi; foraggi ammuffiti, infestati da parassiti, deteriorati, imbrattati oppure contaminati da sostanze tossiche, radioattive o comunque nocive.
  • Colza, ravizzone, senape, fieno greco, foglie di piante da frutto e non, aglio selvatico e coriandolo; stocchi di mais e di sorgo, brattee di mais, paglia di soia, di riso, di medica e di trifoglio da seme; ortaggi in genere compresi scarti, cascami e sottoprodotti vari allo stato fresco e conservati; frutta fresca e conservata nonché tutti i sottoprodotti freschi della relativa lavorazione; barbabietole da zucchero e da foraggio, compresi le foglie ed i colletti; trebbie di birra, distiller, borlande, vinacce, graspe e altri sottoprodotti provenienti dalla produzione della birra, dall'industria enologica e saccarifera e dalle distillerie ad esclusione del melasso, come legante per mangimi e delle polpe secche di bietola; tutti i sottoprodotti della macellazione, compreso il contenuto ruminale; tutti i sottoprodotti dell'industria casearia.

Nell'alimentazione delle vacche da latte possono essere utilizzate queste materie prime:

  • cereali: mais, orzo, avena, frumento, triticale, segale e sorgo;
  • semi di oleaginose: soia, lino, girasole;
  • semi di leguminose: fava, favino e pisello proteico;
  • foraggi: farine delle essenze foraggere ammesse;
  • polpe secche di bietola.

Per aumentare l’appetibilità nei mangimi composti possono inoltre essere utilizzati:

  • la carruba, in quantità non superiore al 3%;
  • il melasso, in quantità non superiore al 3%.

Per realizzare un corretto razionamento, la somministrazione di mangimi deve avvenire nel rispetto delle dosi giornaliere precise. Siccome è sempre necessario l'utilizzo di più materie prime, per ottenere un equilibrio tra i vari componenti della razione, sono previste anche le percentuali massime delle materie prime rispetto all'assunzione totale giornaliera di mangimi.
I mangimi devono essere accompagnati da "cartellini" in cui siano indicate le materie prime usate, che devono essere somministrate secche, quindi è vietato l'impiego di polpe di bietola inumidite. Inoltre, i mangimi non possono essere conservati all'interno della stalla.

Nell'alimentazione della vacca da latte sono vietati:

  • gli alimenti di origine animale (farine di pesce, carne, sangue, plasma, penne, sottoprodotti vari della macellazione e i sottoprodotti essiccati della lavorazione del latte e delle uova).
  • I semi di cotone, veccia, fieno greco, lupino, colza, ravizzone e vinaccioli; i sottoprodotti della lavorazione del riso (lolla, pula, puletta, farinaccio, gemma e grana verde).
  • Le farine di estrazione, panelli ed expeller di arachide, colza, ravizzone, cotone, semi di pomodoro, girasole con meno del 30% di proteine, babassu, malva, neuk, baobab, cardo mariano, cocco, tabacco, papavero, palmisto, olive, mandorle e noci; la manioca, le patate e i derivati.
  • Gli alimenti disidratati ottenuti da ortaggi e da frutta e i sottoprodotti della loro lavorazione; il melasso in forma liquida, i lieviti in forma umida e tutti i sottoprodotti dell'industria saccarifera, ad eccezione del melasso usato come legante per mangimi e delle polpe secche di bietola, delle birrerie (trebbie, anche essiccate) e dell'industria dolciaria o della panificazione; i terreni di fermentazione; l'urea e i derivati, i sali di ammonio, il concentrato proteico di bietole (CPB), le borlande e i distiller di ogni tipo.
  • Non possono essere somministrati né direttamente, né come ingredienti dei mangimi, grassi e saponi, siano essi di origine animale o vegetale. Possono essere usati lipidi di origine vegetale solo come supporto e protezione di micronutrienti, nella dose massima di 100 g/capo/giorno.
  • Sono vietati i mangimi che contengano: additivi appartenenti al gruppo degli antibiotici; gli antiossidanti butilidrossianisolo, butilidrossitoluolo ed etossicina.
    Come supporto per gli integratori minerali e vitaminici, non possono essere usati prodotti non ammessi dal regolamento del consorzio del Parmigiano Reggiano.
  • Non possono essere somministrati mangimi rancidi, ammuffiti, infestati da parassiti, deteriorati, imbrattati oppure contaminati da sostanze tossiche, radioattive o comunque nocive.
  • Vietati mangimi che contengano foraggi tagliati in modo grossolano e preparati al di fuori dell'azienda.

Nelle aziende agricole che producono latte destinato alla produzione di Parmigiano Reggiano, possono essere somministrati insilati di mais (silomais e pastoni) soltanto alle manze entro il sesto mese di gravidanza (ed eventualmente agli animali da carne), a condizione che vengano rispettate determinate regole che riguardano la distribuzione degli alimenti in ambienti diversi e con attrezzature diverse cercando di evitare le possibili contaminazioni, compreso lo spandimento delle deiezioni solide e liquide provenienti dalle stalle in cui si fa uso di insilati e la condivisione in ambiente comune.
Come da regolamento le aziende agricole che hanno utilizzato insilati, possono essere autorizzate alla produzione del latte destinato al Parmigiano, solo dopo sei mesi dalla sospensione della somministrazione d’insilato.

Nel regolamento del consorzio è prevista la tecnica del "Piatto Unico", che consiste nella preparazione di una miscela omogenea di tutti i componenti della razione (foraggi secchi e mangimi semplici), prima di distribuirli agli animali.
La preparazione della miscela deve avvenire nell'azienda che lo utilizza, ma non è consentita l'aggiunta nel carro di foraggi verdi, nemmeno nel caso in cui s’impieghi il trinciato fresco di mais. Se si utilizzano foraggi verdi, questi vanno somministrati a parte; le operazioni di preparazione non possono essere eseguite all'interno della stalla. Nel caso in cui si usino insilati di mais, non può essere utilizzato lo stesso carro anche per le vacche da latte e se si procede all'umidificazione della massa, la miscelazione deve essere effettuata almeno due volte al giorno distribuendola immediatamente dopo la preparazione.
Le eventuali variazioni sulle dosi utilizzabili e l'introduzione di modalità di preparazione e di somministrazione non previste dal regolamento, sono condizionate dall'esito favorevole delle sperimentazioni e delle sperimentazioni del Consorzio del Parmigiano Reggiano, che in caso di esito positivo, possono essere oggetto di richiesta di modifica del Disciplinare di produzione.

Il regolamento del consorzio del Parmigiano Reggiano sull’alimentazione prevista per le vacche da latte, si è rivelato uno strumento fondamentale per garantire la qualità e l’autenticità del nostro formaggio, prodotto di punta del patrimonio gastronomico nazionale, mettendo al bando i tentativi di frode intercettati in tutto il mondo soprattutto con l’avvento della globalizzazione, che purtroppo ha immesso sul mercato prodotti contraffatti a basso costo e di bassa qualità ben lontani dall’eccellenza della nostra produzione.

Fonte citata Consorzio del Parmigiano Reggiano

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