Grano duro bio: prospettive e opportunità della filiera

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Grano duro bio: prospettive e opportunità della filiera

Grano duro bio: prospettive e opportunità della filiera

11 Mag

Convegno al Cibus di Parma sulle prospettive della produzione del grano duro biologico

Ieri mattina al Cibus Fiere di Parma al padiglione 4.1 si è svolto un’importante convegno sul “Grano duro bio: prospettive ed opportunità della filiera”.

Al centro del dibattito la crescita del settore biologico negli ultimi anni che ha visto convertirsi oltre 300 mila ettari di terreno del nostro territorio, soprattutto nelle regioni meridionali (Puglia, Calabria e Sicilia). In modo particolare si è registrata una crescita dei cereali biologici, che hanno avuto un aumento del 45%  della superficie, il grano tenero in particolare è aumentato più del duro ed è coltivato in prevalenza in Emilia Romagna, Toscana e Puglia.

Come ha sottolineato il Prof. Paolo Parisini, Presidente FNP Agricoltura Biologica di Confagricoltura, oggi l’agricoltura biologica copre il 14% della SAU (Superfici agricole utili) e rappresenta il 4,5% degli agricoltori, ma la domanda del nostro mercato nazionale non soddisfa l’offerta che ci vede costretti ad importare il grano duro biologico principalmente dalla Turchia e dal Canada. In quest’ultimo anno i prezzi del frumento duro bio hanno visto un’impennata a 400 € a tonnellata. 

Gli elementi di criticità secondo il Dott. Silvio Grassi presidente di Italomopa e titolare di Molino Grassi, riguardano la mancanza del vero seme biologico e i centri di stoccaggio adibiti alla raccolta. Per creare una filiera ad hoc, prosegue, bisognerebbe innanzitutto lavorare a stretto contatto con le industrie sementiere, investire sui centri di stoccaggio adattandoli alle esigenze del prodotto bio, soprattutto sensibilizzando e premiando gli agricoltori più virtuosi che rispettano i cicli di semina e le varietà più adatte a questo tipo di agricoltura.

Esempio lampante la pasta bio dell'azienda del Dott. Riccardo Felicetti, dell’omonimo pastificio di Predazzo (Tn), uno dei clienti top del Molino Grassi, che ormai da circa vent’anni ha investito nella produzione della pasta fatta con farine biologiche, garantendo la qualità della seconda trasformazione del grano rispettando l’artigianalità del prodotto in concomitanza a una linea produttiva di ultima generazione. È ormai un dato di fatto che i prodotti biologici siano usciti da una realtà di nicchia e si siano affacciati a un panorama industriale, la cosa importante per tutti i protagonisti della filiera è mantenere la stessa filosofia produttiva e di trasformazione che caratterizza il prodotto biologico.

Il Dott. Fabio Brescian di Ecor Naturasì ha chiarito bene questo concetto. Il gruppo, specializzato nell’intero processo produttivo e distributivo, serve migliaia di punti vendita in Italia. Un processo che parte dal produttore e arriva fino al consumatore, tramite la creazione di una comunità di fiducia che sostiene l’agricoltore nei vari passaggi  la semina, il supporto tecnico agricolo, la tracciabilità dei cereali, l’assistenza legale (per esempio per problemi legati alle contaminazioni dell’agricoltura convenzionale), la formazione tecnica dei giovani agricoltori e la ricerca, settore strategico del gruppo. La loro ricerca punta alla creazione di varietà di semi che naturalmente siano resistenti alle infestanti e già è stata registrata una varietà che pare abbia i requisiti giusti.

Al convegno era presente anche la Dott.ssa Roberta Cafiero del PQAI I Mipaaf. La dirigente del ministero delle politiche agricole ha illustrato l’importanza del progetto Biodurum, “che intende definire processi innovativi per l’agricoltura biologica e la produzione di frumento duro bio, al fine di garantire un reddito adeguato ai produttori biologici, la qualità dei prodotti, la tutela dell’ambiente e la gestione sostenibile delle risorse” che coinvolge già la Puglia e la Sicilia. Il ministero si è già attivato per predisporre una piattaforma  digitale che permetterà d’incrociare domanda e offerta, ad esempio per la tracciabilità del seme bio.

Anche l’Assessore all’agricoltura della regione Emilia Romagna, la Dott.ssa Simona Caselli, ha chiarito l’importanza cruciale del nostro territorio per le coltivazioni biologiche, che oggi conta 155 mila ettari di terreno bio e la volontà di sostenere il progetto con importanti finanziamenti, che non subiranno tagli di spesa.

Il presidente di Confagricoltura il Dott. Massimiliano Giansanti, l'associazione promotrice del convegno, ha concluso spiegando l’impegno che già da diversi anni hanno preso per il comparto dell’agricoltura biologica.  Ha ribadito l’importanza d’investire sulla ricerca soprattutto di un vero seme bio e sulla ricerca di centri di stoccaggio adatti alla conservazione del grano duro, che dovrebbero essere sempre più la consuetudine nel nostro paese, diventando l’agricoltura del futuro e non più quella di nicchia.

 

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